mercoledì 28 ottobre 2009

Squacquerone in salsa rossa


Diabolik-D’Alema rientra nel suo covo segreto, sfinito dopo la vittoria alle primarie. Si toglie la maschera da Bersani e la tuta da operaio tessile. Poi controlla la bacheca su Facebook. “Vai Pigi, sei tutti noi!” è il messaggio ripetuto all’infinito.

Fatta una doccia di champagne, decide di scendere nella botola sotto il pavimento. “Caro Pierluigi – dice sprezzante, rivolto al vero Bersani, seduto a terra legato e imbavagliato – stai tranquillo che presto ti toglierò le corde. Per ora non posso rischiare: fosse per te, saresti già andato alla bocciofila a ubriacarti di lambrusco con Casini e Rutelli…!”.

“Il punto è – dice D’Alemik guardandosi di profilo allo specchio e lisciandosi il baffetto – che uno spezzaferro come me fatica a entrare nella parte… Quando vado in giro col tuo volto mi tocca essere gentile, concilinate, sobrio. Non so come farò ad andare al vertice con Di Pietro, a resistere alla tentazione di partire di capoccia!”.

Suona il campanello. Dal citofono collegato al bunker, Eva Kant Melandri rassicura: “Tranquillo tesorino, è solo quell’infrociato di Marrazzo vestito da benedettino. Rimettiti la maschera e lo faccio scendere”. D’Alemik ritorna Bersani e si accende il sigaro d’ordinanza. “Vecchio busone! Come va?”. “Mi manda Lubrano – dice Piero in stato confusionale – Non so più dove andare… A Montecassino ho trovato Corona nel confessionale. Sono perseguitato, nessuno mi vuole più”.

“Ma che dici, burdèlin. Ora abbiamo un partito senza più bacchettoni. Via Rutelli, via la Binetti, tornano in pista i Luxuria e i Vendola. Siamo in trattativa anche con Cosimo Mele… Piero, uno come te può arrivare a fare il deputato: in TransAtlantico ti troveresti sicuramente a casa…”.

Marry se ne va rinfrancato e D’Alema può tornare al suo training da neo-segretario. Sale in piedi su una sedia in mezzo ad alcune sagome di operai in cartone e prova a intonare con flemma romagnola: “Cari compagni, zi vuole pragmatismo…”. Ma l’effetto Peppone è pessimo. Non resta che affondare la rabbia in una morbida piadina allo squacquerone-camembert.

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